Piccolo prontuario di fotografia segnaletica2019-01-30T20:49:51+02:00

PICCOLO PRONTUARIO DI FOTOGRAFIA SEGNALETICA

Il sopralluogo fotografico

1. Il sopralluogo fotografico è straordinariamente superiore a quello descrittivo. La macchina fotografica non ha preconcetti: ci mostra i fatti, le cose così come stanno (Umberto Ellero, La fotografia segnaletica in La fotografia nelle funzioni di polizia e processuali, Milano: Società Editrice Libraria, 1908, p. 115). 2. Il ritratto criminale e la presa della scena del delitto non si devono firmare. Il nome dell’autore fa subito sorgere dubbi sull’imparzialità della raffigurazione. 3. Fotografare tutti i particolari della scena del crimine. Dettagli che in un primo momento sembrano insignificanti possono essere decisivi nella risoluzione del caso (Ivi, p.116).

La tecnica fotografica per un buon rilievo dei connotati

1. Perché il ritratto segnaletico sia veramente tale, il paziente deve collaborare alla ripresa. Tutti gli autori di trattati di fotografia raccomandano, per ottenere un buon riscontro fisiognomico, che il soggetto assuma un atteggiamento calmo e naturale (Alphonse Bertillon, La photographie judiciaire, avec un appendice sur la classification et l’identification anthropométriques, Paris: Gauthier-Villars et Fils, 1890 p. 19). E’ un’ottima raccomandazione: un volto sinceramente spaventato o tormentato produce un’immagine poco identificabile, quanto il viso volontariamente alterato dalla smorfia di chi non vuole danneggiarsi assumendo la sua espressione più naturale. Prima di invitare il pregiudicato a prender posto sulla sedia, gli si parli di cose indifferenti (la pioggia, il bel tempo, la fotografia…), lo si interpelli su questioni qualsiasi e con modi gentili gli si faccia dimenticare il luogo in cui si trova. E’ indispensabile guardarlo negli occhi: in questo modo il soggetto rivela pian piano la sua personalità, e la sua mente, quasi incantata, si piega alla volontà dell’operatore (Umberto Ellero, Op. cit., p. 88). 2. Bertillon suggerisce di far accomodare il soggetto su un’apposita sedia programmaticamente scomoda, quasi dolorosa: lo stretto piano di seduta obbliga il paziente a stare raccolto in se stesso e dritto contro il muro (Alphonse Bertillon, Op. cit., pp. 67-68). Dalla smorfia di fastidio, spontanea a chiunque si senta mancare un solido appoggio al sedere, nasce automaticamente un’espressione buona per la segnaletica. 3. Ogni correzione della posizione del soggetto dev’essere fatta con naturalezza, in modo da non ricordargli che lo si sta usando per i propri fini (Umberto Ellero, Op. cit., p. 88). 4. Al momento opportuno bisogna smettere di fare domande (Ibidem ). 5. Per il fotografo, l’occhio è generalmente come il naso e l’orecchio. Ma l’occhio è molto di più: è l’anima della fisionomia. Un occhio può essere fatto da un disegnatore con pochi tratti di penna, ma quell’occhio non guarda, non parla di un’anima. L’immagine fotografica, intesa nel suo alto significato di segnalamento, non deve limitarsi a esprimere i connotati materiali ma deve catturare anche il carattere della persona (Ivi, p.91). 6. Oltre che per lo stato psichico del momento, l’espressione dello sguardo può variare per il grado di perfezione maggiore o minore dell’occhio del soggetto. Possiamo essere presbiti o miopi, e chi guarda senza poter distinguere quello che vede assume uno sguardo incantato, indeciso, che in fotografia si traduce in due occhi vuoti e inespressivi, come di vetro. Considerato che i miopi indossano sempre gli occhiali, i presbiti solo raramente, è consigliabile ritrarre il miope con gli occhiali e il presbite senza. Quando si fotografa un soggetto che indossa gli occhiali, è indispensabile fare attenzione al riflesso delle lenti (Umberto Ellero, Op. cit., p. 96). 7. Non solo la direzione della luce, ma anche la sua intensità determina alterazioni fisiognomiche. Conviene utilizzare una luce frontale, tenendo presente che foltezza e forma dei capelli, nei, macchie o voglie non risulteranno nella fotografia ottenuta con una luce eccessiva (Ivi, p. 97).

The photographic inspection

1. The photographic inspection is extraordinarily better than the descriptive one. The camera hasn’t got prejudices: it shows us facts, things as they are (Umberto Ellero, La fotografia segnaletica in La fotografia nelle funzioni di polizia e processuali, Milano, Società Editrice Libraria, 1908, p.115). 2. You mustn’t sign the criminal shot or the crime scene photograph. The name of the author always instils doubts about the truth of the picture. 3. You must photograph every detail of the crime scene. Details that in a first moment seems insignignificant could be decisive for the solution of the legal case (Ivi, p.116).

The photographic technique for a good facial features’ record

1. The suspect has to cooperate if you want the mug shot to be true. The sitter has to take a calm and natural attitude, as every author of a photography manual recommends (Alphonse Bertillon, La photographie judiciaire, avec un appendice sur la classification et l’identification anthropométriques, Paris, Gauthier-Villars et fils, 1890, p.19). It’s a perfect suggestion: a scared or anguished face makes a quite unidentifiable picture, just as the one of a sitter who makes a face on purpose to become unrecognizable. Before you take the photograph, talk with the sitter about meaningless topics (good and bad weather, photography…), ask him nicely about ordinary things in order to let him forget about the place he is in. It’s indispensable to look him in the eyes: in this way the sitter gradually discloses himself, and his mind, like bewitched, obeys the photographer’s will (Umberto Ellero, Op. cit., p. 88). 2. Bertillon suggests to invite the suspect to sit on an uncomfotable, nearly painful, chair: this force the sitter to stand perfectly erect against the wall (Alphonse Bertillon, Op. cit., pp.67-68.). This uncomfortable sit naturally causes a sneer on the face of sitter that is an impeccable expression for the mug shot. 3. Everything you do has to be done in a natural way, to make the sitter forget you’re using him (Umberto Ellero, Op. cit., p.88.). 4. In the fullness of time, stop asking questions (Ibidem). 5. For the photographer, the eye is usually like the nose or the ear. But the eye is much more: it’s the soul of physiognomy. An eye can be drawn by a painter with few marks, but that eye doesn’t look, it doesn’t show a soul. The photographic image, to be a real mug shot, has to record not only facial features, but also the features of the soul (Ivi, p.91). 6. The expression of the gaze can vary not only due to the psychic state of the moment, but also due to the grade of perfection of the eye itself. We can be farsighted or myopic, and the one who sees but can’t recognize what he’s seeing assumes a confused and uncertain gaze, which in the photograph turns into two blank eyes, like glass ones. When you photograph a sitter who wears glasses, it’s necessary to be careful to the glasses’ reflection (Umberto Ellero, Op. cit., p.96). 7. Not only the direction of the light, but also its intensity causes physiognomic distortions. You should use a front light, remembering that the fullness and form of hair, moles, small imperfections of the skin and birthmarks won’t result if the photograph is overexposed (Ivi, p.97). 8. You have to check carefully the distinguishing marks of the sitter, like scars and tattoos. The tattoo it’s useful not only for the identification of the person: it can reveal interesting things about his past, his passions and weaknesses (Ivi, p.77). 9. You mustn’t retouch the mug shot (Alphonse Bertillon, Op. cit., p.20 and 79). You absolutely have to avoid all of those tricks photographers commonly use to please their customers. 10. If the mug shot satisfies these conditions, it’s the perfect portrait of the subject (Ivi, p.11). In this case, the photograph shows the right, true, real and quintessential expression of a face.

Piccolo Prontuario di fotografia segnaletica